L’estraneamento dell’Io
Con il termine straniamento si indicano tutti quegli interventi sulle forme artistiche che hanno lo scopo di portarle al di fuori da se stesse, rendendole estranee alla propria stessa natura, creando così nei destinatari un senso di alienazione.
Partendo dalle frasi “più mi astraggo e più vedo” e “il mio corpo è il tuo corpo” ovvero, dalle frasi che caratterizzano parte della collezione d’arte della Fondazione nei suoi diversi temi fondamentali, Harald Plattner ha sviluppato la sua performance come sintesi della collezione stessa collocandola nella grande sala allestita dall’artista Rayyane Tabet che fungerà da perfetta scenografia.
In questa performance l’artista ha l’intenzione di astrasi ricercando un effetto che lo porti ad allontanarsi il più possibile dai movimenti funzionali ordinari e lo porti a una nuova percezione del proprio corpo che così si pone in rapporto dialettico con il corpo dell’altro, superando i confini e le barriere dell’ovvietà e della convenzionalità sociale.
Per rafforzare l’effetto di straniamento e di rapporto dialettico tra il performer e il pubblico lo spettatore sarà invitato ad interagire attivamente, mettendo a sua disposizione un’analoga maglia bianca e un paralume da indossare.
La performance inoltre induce a ricollegare il concetto di straniamento alle varie patologie psichiche come, per esempio, la depressione o lo stato di panico, che, a loro volta, hanno come conseguenza sintomatica il medesimo senso di straniamento ed estraniazione, nel quale non ci si riconosce più, pur sapendo che si è se stessi, percependo, tra l’altro, in modo più amplificato il proprio corpo.